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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale Secondo Rubel è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 9Analitici , di cui in selezione 1 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Bruno Bongiovanni, Ritratti critici contemporanei. Maximilien Rubel in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]e di avere soppresso una Introduzione, ma non perché in questa si diceva poco, commenta Rubel, ma perché si diceva troppo: si anticipavano dei risultati non ancora raggiunti.
Di tutto il suo grandioso progetto Marx non riuscí che a scrivere una piccola parte e, a parte la Critica del 1859, solo la prima parte della prima delle sei sezioni previste vide la luce mentre Marx era vivo. Come si fa a dire che l'opera « economica » di Marx è conclusa? Secondo Rubel, ci troviamo di fronte ad un frammento che, per il lavorío degli epigoni, è dive
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nuto sistema. Il primo epigono è naturalmente Engels, che pubblicò i libri ii e 111 de Il Capitale. Si comincia a profilare il piú grande paradosso della storia della cultura e delle ideologie degli ultimi cento anni: un'opera in= compiuta, per quanto imponente e geniale, è stata trasformata, con sorprendente rapidità, in architettura dottrinale omogenea e conclusa, in « marxismo ».
Il secondo volume delle Oeuvres, che contiene gli scritti « economici » postumi di Marx, è destinat[...]

[...]Economia, in parte perché troppe cose ancora mancano, nel momento in cui pubblica le Oeuvres, a causa dei criteri di segretezza della politica culturale dell'Istituto MarxLenin di Mosca (in particolare i _23 quaderni del 18611863) e soprattutto perché Rubel è convinto che un'edizione definitiva non è possibile, se non sul piano strettamente filologico, a causa dell'irrimediabile incompiutezza dell'opera marxiana. Engels, dal canto suo, ha fatto, secondo Rubel, troppo e troppo poco:, ha fatto troppo perché, pur
Tyr
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con tutte le cautele 2, ha presentato l'opera di Marx come qualcosa di concluso, contribuendo in questo modo alla creazione e soprattutto alla legittimazione del « marxismo », ed ha fatto troppo poco perché ha trascurato un'enorme massa di manoscritti marxiani, i quali sono stati pubblicati quando ormai ii sistema « marxista » era già costruito. Lo sforzo dei commentatori, quindi, mano a mano che si pubblicavano nuovi elementi, nuove tessere del grandioso mosaico incompiuto, era rivolto ad inserire a forza questi[...]

[...]ugène Buret, Che cos'è la proprietà? (1840) di PierreJoseph Proudhon ed i Lineamenti di una critica dell'economia politica (1844), geniale opera giovanile di Friedrich Engels, densa di fervidi umori moralistici. Proprio in questo periodo nasce un'ossessione teorica che non abbandonerà piú Marx — che coglie nelle prime rivolte operaie in Germania l'inizio di una nuova era — ed il cui primo prodotto sono i Manoscritti economicofilosofici del 1844. Secondo Rubel, tuttavia, Marx non abbandona mai il progetto di scrivere una critica della politica e dello Stato 5, ma con l'esposizione della concezione materialistica della storia (L'ideologia tedesca, 184546) Marx comincia a scorgere nel processo reale di produzione il punto di partenza per ogni analisi teoricocritica. Da questo momento Marx si trova costretto a fare i conti con Proudhon, che l'ha iniziato alla critica dell'economia politica, ma che si ostina ad analizzare il capitale dal punto di vista del capitale e la miseria dal punto di vista della miseria. Sopravvengono le rivoluzioni del 1848, l'[...]

[...]drisse del 185758.
Il succo di tutto il lavoro di Maximilien Rubel è dimostrare che Marx mai abbandonò il piano del 1857, ambiziosamente mirante a produrre una opera in 6 parti, di cui Il Capitale pubblicato nel 1867 è solo il primo libro della prima parte. Rubel contrasta le tesi di chi sostiene che Marx mutò idea 6 e che i libri de Il Capitale a nostra disposizione contengono tutta la materia prevista nel piano originario. Nulla di piú falso, secondo Rubel: Marx non ha mai rinunciato all'opera colossale che si era prefisso, ma Il Capitale e tutte le implicazioni di esso gli hanno sottratto una quantità di tempo che egli non era stato in grado di calcolare con precisione. Ed in piú
5 Il 3 febbraio 1845 Marx firma un contratto con l'editore Leske di Darmstadt per la pubblicazione di un'opera, in due volumi, mai consegnata, dal titolo Critica della politica e dell'economia politica.
6 Cfr. HENRYK GROSSMANN, Die Anderung des unsprünglichen Aufbauplans des Marxschen Kapital und ihre Ursachen, in « Archiv für die Geschichte des Sozialismus und der [...]

[...]misura l'antologia di Rubel abbia circolato negli ambienti che rifiutavano l'ortodossia bolscevica (fosse pure trockista) ed il « marxismo » come ideologia di Stato e come dogma di partito 18. Il problema fondamentale affrontato nell'Introduction all'antologia del 1948 è il rapporto tra scienza ed azione, tra il « revisionismo » di Bernstein ed il « volontarismo » dei Sorel e degli Arturo Labriola 19. Rosa Luxemburg, sia pure in modo imperfetto, secondo Rubel, ha conciliato il determinismo economico e la spontaneità, riprendendo la teoria marxiana della catastrofe ed interpretandola come barbarie. Rosa Luxemburg, testimone e vittima della barbarie della prima guerra mondiale, ha intuito che la tendenza catastrofica (dove per catastrofe s'intende anche il crollo di tutti i valori) insita nel capitalismo poteva condurre al socialismo, oppure, se in uno sforzo eticorivoluzionario e spontaneo i proletari di tutti i paesi non si sollevavano, alla barbarie. Problema ancora attualissimo, secondo Rubel, giacché se prevale il secondo corno del dilemma luxe[...]

[...]arxiana della catastrofe ed interpretandola come barbarie. Rosa Luxemburg, testimone e vittima della barbarie della prima guerra mondiale, ha intuito che la tendenza catastrofica (dove per catastrofe s'intende anche il crollo di tutti i valori) insita nel capitalismo poteva condurre al socialismo, oppure, se in uno sforzo eticorivoluzionario e spontaneo i proletari di tutti i paesi non si sollevavano, alla barbarie. Problema ancora attualissimo, secondo Rubel, giacché se prevale il secondo corno del dilemma luxemburghiano è possibile che
15 Karl Marx et le socialisme populiste russe, in « Revue Socialiste », n. 11, 1947.
16 L'edizione del 1948 presso Rivière e quella del 1970 presso Payot.
17 Cfr. ora CLAUDE LEFORT, Elements pour une critique de la bureaucratie, Droz, Genève 1971, pp. 1129.
18 Per le posizioni del gruppo omonimo prima della fondazione della rivista « Socialisme ou barbarie », quando cioè era solo la tendenza ChauleuMontal (e cioè Castoriadis e Lefort) del PC trockista cfr. ora gli scritti del 194748 in CORNELIUS CASTORIADIS, C[...]

[...] suo scritto False risorse dell'attivismo, in « Sul filo del tempo », n. 1, 1953, pp. 2327, ma Bordiga risolve in rigido monismo monolitico il dualismo di Rubel.
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si schiuda all'umanità la barbarie totalitaria della managerial revolution. Se invece trionfa l'etica marxiana dell'azione rivoluzionaria che si accompagna al determinismo della traiettoria della catastrofe — il secolo xx è stato ricchissimo in fatto di barbarie, secondo Rubel — prevale la tendenza positiva del dilemma luxemburghiano, costituita dall'autoemancipazione dei lavoratori (Rubel ricorda spesso che Marx derivò questa formula da Flora Tristan) e dallo sbocco socialista.
Altro tema trattato nell'Introduction è il tema del partito. Rubel riproduce alcuni suggestivi ed affascinanti passi del carteggio tra Marx e Freiligrath, dove Marx distingue tra partito formale — quello che di volta in volta s'incarna in istituti visibili e che sorge direttamente dai contrasti della società — ed il partito storico, il «partito invisibile del sapere reale » 20, l'alleanza [...]

[...] Bernstein, Renner, Cunow, Hilferding, Horkheimer. Rubel avvicina le tesi di Burnham alla teoria dell'autosocializzazione del capitale di Renner ed a quella del, carattere proteico dello Stato di Kautsky (teorie a sfondo ottimistico), per concludere che un antimarxista come Burnham (che trattiene il possibile esito catastrofico) può essere piú fedele a Marx di tanti marxisti (Rubel, ovviamente, non poteva sapere del plagio dello stesso Burnham). Secondo Rubel gli avvenimenti contemporanei — e la tematica della managerial revolution lo conferma — gettano una nuova luce sulla dottrina marxiana della catastrofe sociale, secondo termini che sia gli « ortodossi » che i « revisionisti » (tutti ligi al piú rassicurante ottimismo di partito) erano stati incapaci di prevedere.
20 Introduction a Pages de Karl Marx pour une éthique socialiste, cit., p. 45 (ed. 1970). Questo concetto è stato ripreso da JACQUES CAMATTE negli anni Sessanta: dr. ora Verso la comunità umana, Jaca Book, Milano 1978, pp. 43 ss.
21 Cfr. La Pensée maîtresse du Manifeste communiste,[...]

[...]el e criticato da alcuni recensori 36, tra etica rivoluzionaria e sociologià critica. A questo proposito è forse opportuno ricordare alcuni punti di contatto con gli studi di Karl Korsch ', con il quale negli anni Cinquanta Rubel aveva avuto uno scambio epistolare. In ogni modo, nella biografia di Marx un grande spazio hanno le opere giovanili, testimonianza della protesta antihegeliana ed antistatale in nome della società concreta, protesta che secondo Rubel è in sintonia con l'antihegelismo proclamato da Kierkegaard in nome del l'individuo concreto. Rubel mette in luce l'influenza dell'etica di Spinoza su Marx 3B, il suo passaggio dal liberalismo al comunismo, la critica della burocrazia intesa come élite del sapere esoterico, il passaggio dall'analisi della religione all'analisi della politica attraverso la mediazione di Feuerbach e la critica dell'emancipazione politica in nome dell'emancipazione umana: in Marx, secondo Rubel, la critica diventa lo strumento teorico per eccellenza, atto ad articolare sul piano della coscienza e della conoscenz[...]

[...]n l'antihegelismo proclamato da Kierkegaard in nome del l'individuo concreto. Rubel mette in luce l'influenza dell'etica di Spinoza su Marx 3B, il suo passaggio dal liberalismo al comunismo, la critica della burocrazia intesa come élite del sapere esoterico, il passaggio dall'analisi della religione all'analisi della politica attraverso la mediazione di Feuerbach e la critica dell'emancipazione politica in nome dell'emancipazione umana: in Marx, secondo Rubel, la critica diventa lo strumento teorico per eccellenza, atto ad articolare sul piano della coscienza e della conoscenza il progetto etico e rivoluzionario di farsi disertore del vecchio mondo. Con la concezione materialistica della storia, successiva alla critica della politica, Marx approda ad un metodo di indagine che Rubel definisce — con un'espressione a nostro avviso non eccessivamente felice e che forse intende sottolineare il debito contratto da Marx nei confronti di SaintSimon — sociologia critica o sociologia pragmatica. Marx si è inizialmente schierato con l'etica proletaria sansim[...]

[...] il che è stato utilizzato per un'interpretazione marxiana dei fascismi contemporanei , dall'altra lo Stato bonapartista sembra potenziare quegli strumenti di dominiocontrollo sulla società civile che lo sottraggono ad una connotazione di classe valida una volta per tutte: come il capitale, liberatosi dalle pastoie della proprietà privata borghese, nelle forme moderne che Marx già aveva descritto, tende a diventare il capital sans phrases, cosí, secondo Rubel, sembra che a partire dal bonapartismo, si possa parlare di un Etat sans phrases, in cui la classe dominante progressivamente si confonde con l'apparato dello Stato, sino a che emerge l'oggettività complessa della macchina burocratica di dominio che, ereditata dal passato e messa a punto per l'avvenire, regola l'organismo politico e sociale nel suo complesso: secondò Rubel, il bonapartismo, cosí lucidamente analizzato da Marx, è il destino del mondo moderno. Sotto il segno del bonapartismo, inteso insieme come modernizzazione oppressivototalitaria e come demagogico populismo di Stato che compie le rivoluzioni dall'alto, si sono formate le grandi unità nazionali ed i grandi sistemi industriali, o, meglio, questi fenomeni macrostorici, paralleli alla formazione delle grandi masse proletarie urbane, hanno condotto a strutture di dominio che non pochi punti di contatto hanno con il « bonapartismo » ancora primitivo ed inefficiente di Napoleone le petit".
Non è pos[...]

[...], pp. 63168.
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coscienza « esterna » della classe e veicolo unico della dittatura proletaria. Con la rivoluzione russa, per ammissione del suo massimo artefice, vengono dunque adottati, dopo un primo periodo in cui i Soviet avevano espresso la volontà anticapitalistica di vasti strati dei lavoratori, metodi e sistemi che rappresentano la vocazione del capitalismo a darsi una struttura il piú possibile omogenea e concentrata. Secondo Rubel, però, l'aspetto socialista della rivoluzione, la natura proletaria del potere politico, non è altro che un mito: il bolscevismo si è servito del pensiero di Marx per fare accettare alle masse operaie esigue del 1917 ed a quelle ben piú cospicue dei decenni successivi una corsa alla concentrazione del capitale di una rapidità e di una violenza superiori a quelle della rivoluzione industriale nei paesi occidentali. Marx, secondo Rubel, ha concepito, in pagine profetiche, un sistema capitalistico allo stato puro che è stato realizzato dalla società sovietica, la quale ha fatto di necessità virtú ed è riuscita a mettere in moto un'accumulazione capitalistica di grandi dimensioni senza fare ricorso ai tradizionali uffici della classe borghese. Marx aveva studiato le condizioni sociali della Russia, guardato con interesse ai suoi istituti comunitari ed auspicato che, grazie alla permanenza di tali istituti ed al rapido affermarsi della rivoluzione in Occidente, la Russia potesse avere la ventura di passare al socialismo senza [...]

[...]torio capitalistico: ma già negli ultimi anni di vita questa possibilità gli appariva remota. Ed ancora piú remota apparve ad Engels, negli anni successivi alla morte di Marx. In ogni caso, la rivoluzione russa avrebbe dovuto essere di tipo costituzionaldemocratico: non c'è alcun dubbio, restando fedeli alla lettera dell'ultimo Engels, che l'ipotesi menscevica fosse quella « ortodossa » e la bolscevica quella « revisionista » 47. Il bolscevismo, secondo Rubel, ha svolto il ruolo giacobino di una borghesia impari al suo compito storico, senza liberalismo e senza regime costituzionaldemocratico, definendo, in forza dell'ideologia « marxista », accumulazione socialista quella che era la consueta e brutale accumulazione capitalistica. Gli studi di Marx sulla genesi storica e sulla crescita del capitalismo sono stati trasformati, soprattutto con l'avvento di Stalin, in ricette economiche per l'edificazione del socialismo: è cosí che lo Stato sovietico, capitalismo d'imitazione per quel che riguarda il materiale tecnologico impiegato, ha in breve tempo [...]

[...]on Stalin, il proletariato non è stato abolito, ma è stato creato, la divisione del lavoro è stata approfondita, lo Stato è stato perfezionato nei suoi strumenti di controllo e di oppressione, lo scambio monetario è divenuto, nell'intero mercato nazionale, il principale incentivo per ogni lavoro, la gerarchia sociale e professionale è divenuta l'ossatura stessa della nuova società 50. L'URSS non ha realizzato le speranze di Marx, non è sfuggita, secondo Rubel, all'intermedia tappa capitalistica: d'altra parte non ha neppure realizzato le piú ridotte speranze dei menscevichi, non ha guadato e non sta guadando l'impetuoso fiume capitalistico all'interno di un sistema costituzionaldemocratico.
5. Gli « Etudes de marxologie A. Nel 1959, grazie all'iniziativa di Maximilien Rubel, viene costituita una rivista, la cui scadenza è piú o meno annuale (venti numeri sono usciti tra il 1959 ed il 1978), che si prefigge di affrontare quei temi che sono parte integrante della sua ricerca: già il titolo della pubblicazione è significativo, « Etudes de marxologi[...]

[...]usione della Bibliographie del 1956. Nell'ultimo numero finora uscito degli « Etudes » sono apparse due voci, opera congiunta di Rubel e di Louis Janover, di un Lexique de Marx, la cui pubblicazione in volume è da attendersi presso le éditions du Seuil. Le due voci sono Etat e anarchisme: mirano a restaurare la sostanza libertaria del pensiero di Marx, quella critica della politica che si situa all'origine di tutta la riflessione marxiana e che, secondo Rubel, tutta questa riflessione percorre in modo piú o meno esplicito 53
Si può dire, a questo punto, che gli « Etudes de marxologie » rappresentano il contributo piú importante della MarxForschung: infatti i Marxismusstudien, dopo i primi due numeri del 1954 e del 1957, hanno diradato la frequenza della periodicità ed hanno in ogni caso smarrito l'originaria direttiva di ricerca, nonostante gli sforzi del loro animatore, Iring Fetscher sa
51 Su questo tema cfr. Nachwort a K. MARX, F. ENGELS, Die russische Kommune, Hanser, München 1972, pp. 277326.
52 M. RUBEL and MARGARET MANALE, Marx without M[...]

[...]vo di una classe dirigente borghese, autonoma dall'autocrazia e dotata di una chiara visione modernizzatrice. Lo scandalo dell'Ottobre non è comunque la trasformazione dell'uRss in grande potenza imperiale, ma il fatto di propagandare come « socialismo » un processo di accumulazione capitalistica, che, come e piú di quelli che l'hanno preceduto, è stato causa di oppressione e di sofferenze.
d) Partito e proletariato. Ciò che piú conta per Marx, secondo Rubel, è la Selbsttatigkeit, l'autoattività e l'autonomia del movimento di emancipazione. I partiti che si formano di volta in volta sono semplici mezzi per raggiungere questo fine, per assecondare il processo di autoliberazione e di autosoppressione del proletariato in una società senza classi. Il partito storico, organo del proletariato, è invece l'accumularsi delle esperienze di liberazione ed insieme anticipazione utopica della società futura: questo partito è l'espressione del movimento reale finalizzato al comunismo, è il depositario della coscienza e della conoscenza, ma non s'incarna mai co[...]

[...] ma non s'incarna mai compiutamente in istituti formali e concreti. La costituzione della classe in partito è necessaria per la conquista della democrazia, per abbattere ogni residuo del passato feudale e reazionario: da questo momento, però, opera il processo di autoemancipazione, che mira alla soppressione dello Stato e del denaro ed alla formazione di una società in cui il lavoro venga associato senza costrizione e senza sfruttamento. Di qui, secondo Rubel, deriva la non rottura tra gli utopisti e Marx, il cui pensiero è ben radicato nella tradizione che gli utopisti stessi hanno inaugurato. Marx ha riconosciuto la spontaneità del proletariato e dentro questa ha ravvisato una missione storica, operando, nel contempo, per fornire al proletariato stesso, senza pretese egemoniche, la conoscenza delle leggi della società e dei mezzi e dei fini del processo di liberazione. Nel movimento reale che tende al comuni
MAXIMILIEN RUBEL 303
smo Marx ha ravvisato, secondo Rubel, le norme di un'etica rivoluzionaria, che è insieme coscienza critica dello sta[...]

[...]ensiero è ben radicato nella tradizione che gli utopisti stessi hanno inaugurato. Marx ha riconosciuto la spontaneità del proletariato e dentro questa ha ravvisato una missione storica, operando, nel contempo, per fornire al proletariato stesso, senza pretese egemoniche, la conoscenza delle leggi della società e dei mezzi e dei fini del processo di liberazione. Nel movimento reale che tende al comuni
MAXIMILIEN RUBEL 303
smo Marx ha ravvisato, secondo Rubel, le norme di un'etica rivoluzionaria, che è insieme coscienza critica dello stato di cose esistente ed anticipazione del comunismo, entrambe armoniosamente collegate con l'utopia socialista. Ecco perché in Marx coesistono la libertà (etica della rivoluzione) e la necessità (determinismo delle forze produttive), l'utopia e la critica: con Marx, il socialismo non ha proceduto dall'utopia alla scienza, come ha preteso Engels e dopo di lui lo scientismo di marca sovietica. Marx non ha mai rinnegato la tensione utopica insita nel movimento reale, pur analizzando con rigore storicocritico e scienti[...]

[...]versale: il partito storico, che attraversa indenne un'intera fase storica, anticipa il comunismo, mèta finale del lungo processo di autoemancipazione. Il partitoscienza, il partitopotere, si è invece rivelato in tutti i paesi (arretrati) dove si è affermato come lo strumento dell'industrializzazione e dell'accumulazione. Tutti questi temi si collegano idealmente al dibattito sulla barbarie e sulla traiettoria della catastrofe: se infatti, com'è secondo Rubel avvenuto, l'azione cosciente degli oppressi (l'umanità che soffre e che pensa, secondo Marx) non interviene per affermare il polo positivo della liberazione inserito come possibilità nel determinismo delle forze produttive, ecco che si afferma di contro il polo negativo della barbarie, anch'esso inserito, in assenza del rovesciamento liberatore, in tale determinismo. Di qui i totalitarismi del nostro secolo, frutto anche del mancato processo di autoemancipazione, tutti tragiche caricature e beffarde parodie dell'attesa e mai avvenuta liberazione, nazionalsocialismi e nazionalcomunismi compres[...]

[...]o che si afferma di contro il polo negativo della barbarie, anch'esso inserito, in assenza del rovesciamento liberatore, in tale determinismo. Di qui i totalitarismi del nostro secolo, frutto anche del mancato processo di autoemancipazione, tutti tragiche caricature e beffarde parodie dell'attesa e mai avvenuta liberazione, nazionalsocialismi e nazionalcomunismi compresi. Il trionfo del « marxismo » come superstizione politica, in particolare, è secondo Rubel sinonimo della disfatta del movimento operaio, declino della grande speranza di libertà ad esso connessa. Quest'ultimo fenomeno si collega al grande paradosso: l'essere cose accidentata ed ideologizzata la storia delle pubblicazioni del maestro che piú di chiunque altro è stato presente, icona inoffensiva piú spesso che coscienza critica, nel grande dibattito teorico sul significato e sul destino della nostra società.
Come si vede, la ricerca filologica volta al recupero di un pensiero disperso si lega ad un'ipotesi ben precisa, dal punto di vista storico identificabile all'insegna della con[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Secondo Rubel, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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